mercoledì 5 aprile 2017

I PENSIERI? SONO NELLA MENTE COME LE NUVOLE NEL CIELO


Quando scopro o riscopro concetti assolutamente fondamentali per il progresso nel cammino spirituale (nel senso più ampio del termine), mi viene subito voglia di condividerlo con il maggior numero di persone, perché possano vivere la stessa emozione e ricevere una luce, un faro che risplenda irresistibilmente nel buio dell'esistenza. Se messaggi simili fossero accolti da tante, tantissime persone, il mondo e la vita su questo pianeta migliorerebbero, perché gli uomini cesserebbero di essere violenti, molte volte disumani, e anzi sarebbero non più schiavi del proprio ego, della propria mente, ma davvero illuminati nel profondo, liberati dal samsara, dai vincoli che ci legano al mondo, ai livelli bassi dell'esistenza.
Ecco un passo fondamentale nell'insegnamento di Osho, tratto dal volume Yoga: la scienza dell'anima, Oscar Mondadori, che è in pratica un commento ai sutra sullo yoga di Patanjali. Verso la fine di questo brano, Osho esprime una metafora bellissima. E importanti insegnamenti sui meccanismi fuorvianti che portano all'identificazionecon i pensieri e le sensazioni.
Ecco di seguito che cosa dice Osho:


Lo yoga è stato definito in molti modi, con definizioni diverse. Alcuni dicono che lo yoga è l'incontro della mente con il divino: ecco il motivo per cui si chiama yoga, perché yoga significa incontro, unione, unire insieme. Altri dicono che yoga significa abbandonare l'ego. L'ego è la barriera, e nel momento in cui lo trascendi sei unito al divino; a causa dell'ego sembrava che tu ne fossi separato, di fatto eri già unito a lui. Ci sono molte definizioni dello yoga, ma quella di Patanjali è la più scientifica. Dice:

Yoga è l'arresto delle funzioni mentali.

Yoga è lo stato di nonmente. La parola “mente” comprende tutto. l'ego, i desideri, le speranze, le filosofie, le religioni, le scritture. La parola “mente” comprende tutto: tutto ciò che tu puoi pensare è mente; tutto ciò che è conosciuto, che è conoscibile, fa parte della mente. Arresto delle funzioni della mente significa annullamento di ciò che si conosce, fine dello scibile. È un salto nell'ignoto. Quando non c'è mente, sei nell'ignoto. Lo yoga è un salto nell'ignoto, ma non è esatto definirlo “ignoto”; dovremmo definirlo come “inconoscibile”.
Cos'è la mente? Cosa fa la mente? Perché esiste? Di solito pensiamo che la mente sia un organo che agisce all'interno della testa. Patanjali non è d'accordo, e non lo sarebbero nemmeno coloro che hanno conosciuto la sostanza di cui è fatta la mente. Anche la scienza moderna non è d'accordo. La mente non è qualcosa di organico all'interno della testa. La mente è una funzione, una semplice attività.
Tu cammini e io dico che stai camminando. Che cosa sta camminando? Se ti fermi, se ti siedi, dov'è finito colui che che camminava? Il camminare non è qualcosa di organico, è un'attività. Per cui, se sei seduto, nessuno può chiederti: «Dove hai messo il tuo camminare? Poco fa camminavi, dov'è andato a finire colui che camminava?». Rideresti e diresti: «Camminare non è un fatto organico, è un'attività. Io posso camminare. Posso tornare a a camminare, e mi posso fermare. È un'attività».
Anche il pensiero è un'attività, ma a causa della parola “mente” sembra che sia qualcosa di organico. Sarebbe meglio dire “mentare”, proprio come si dice “camminare”. Mente significa “mentare”, mente significa pensare. È un'attività…

Yoga è l'arresto delle funzioni mentali.

Questa è la definizione di Patanjali. Quando non esiste mente, tu sei nello yoga. quando esiste la mente, non sei nello yoga. Puoi fare tutte le posizioni che vuoi, ma se la mente continua a funzionare, non sei nello yoga: se la mente continua a funzionare, a pensare, non sei nello yoga. Yoga è lo stato di nonmente. Se puoi essere senza mente senza esercitarti in nessuna posizione, sei diventato uno yogin perfetto. È già capitato a molte persone senza che assumessero posizioni particolari, e non è successo ad altre che avevano eseguito posizioni, o asana, per molte vite.
La cosa principale da comprendere è che quando non c'è attività del pensiero, ci sei tu. Quando non c'è attività della mente, quando i pensieri se ne sono andati come delle nuvole, quando sono scomparsi, il tuo essere, che è simile al cielo, si rivela. Esiste sempre, è solo nascosto dalle nuvole, nascosto dai pensieri.

Yoga è l'arresto delle funzioni mentali. 

…Cerca di capire: quando Patanjali dice nonmente, quando parla di arresto della mente, intende un arresto totale. Non ti permetterebbe di fare un japa, come ripetere: «Rama-Rama-Rama». Ti direbbe che questo non è arresto della mente: stai usando la tua mente. Ti direbbe: «Limitati a fermarla!», ma tu chiederesti: «Come? Come posso fermarla così, senza fare nulla?». La mente continua. Anche se ti siedi, la mente continua. Anche se tu non fai niente, la mente lavora.
Patanjali dice di osservare semplicemente. Lascia che la mente si muova, lascia che faccia quello che vuole. Limitati a osservarla. Non interferire. Sii solo un testimone, uno spettatore, distaccato, come se la mente non fosse tua, come se non fosse affar tuo, come se non ti riguardasse. Non esserne coinvolto!
Osserva semplicemente, e lasciala fluire. La causa del suo fluire risiede nella forza d'inerzia: poiché le hai sempre permesso di fluire, [lei] continua a farlo. Il movimento ha preso forza, per cui continua a muoversi. Limitati a non cooperare: osserva e lascia fluire la mente.
Per molte vite, forse milioni di vite, hai cooperato con lei, l'hai aiutata, le hai dato la tua energia. Il fiume scorrerà ancora per un po', ma se tu non cooperi, se guardi con distacco… La parola usata dal Buddha è upeksha, indifferenza: osservare senza coinvolgimento, semplice osservazione distaccata, senza fare assolutamente nulla; allora vedrai la mente muoversi per un po' e poi fermarsi da sola. Quando l'oscillazione è perduta, quando l'energia è svanita, la mente si ferma. E quando la mente si ferma, sei nello yoga: sei arrivato alla disciplina. Questo è il significato del sutra: Yoga è l'arresto delle funzioni mentali.

Allora il testimone è stabile in se stesso.

Quando la mente si ferma, il testimone si fonda su se stesso.
Se puoi limitarti a osservare senza essere identificato con la mente, senza giudicare, senza apprezzare o condannare, senza scegliere… se osservi semplicemente mentre la mente si muove, prima o poi viene il momento in cui la mente si ferma da sola, automaticamente.
Quando non c'è mente, il tuo io si limita a essere testimone. A quel punto sei diventato un testimone, un semplice spettatore, un drashta, un sakchhi. A questo punto non sei tu che fai, non sei tu che pensi. Semplicemente esisti, puro essere, il più puro.
Allora, il testimone è stabile in se stesso.

Negli altri stati c'è identificazione con le modificazioni della mente.

In tutti gli altri stati mentali, tranne che per lo stato di testimone, sei identificato con la mente. Diventi una sola cosa con la corrente dei pensieri, diventi una cosa sola con le nuvole: a volte con una nuvola bianca, oppure con una nuvola nera, a volte con una nuvola carica di pioggia, oppure con una nuvola vuota, ma comunque diventi una cosa sola con il pensiero, diventi una cosa sola con la nuvola, e perdi la purezza del cielo, la purezza dello spazio. Ti fai nuvoloso, e questo succede perché ti identifichi, diventi una cosa sola con i pensieri.
Arriva un pensiero: hai fame e il pensiero ti balena nella mente. Il pensiero dice semplicemente che c'è fame, che lo stomaco sente fame. Immediatamente ti identifichi. Dici: «Sono affamato». La mente stava solo ricevendo il pensiero della fame, ma tu ti sei identificato con esso, dici: «Io sono affamato». Questa è identificazione.
Anche il Buddha sente la fame, anche Patanjali, ma Patanjali non direbbe mai: «Io sono affamato». Direbbe: «Io sono un testimone. Mi accade di vedere questo pensiero mandato dalla mia pancia al cervello: “Io sono affamata”. La pancia è affamata». Patanjali rimarrebbe un testimone. Ma tu ti identifichi, diventi una cosa sola con il pensiero.

Allora il testimone è stabile in se stesso.
Negli altri stati esiste identificazione con le modificazioni della mente.

Questo è il significato della sentenza:

Yoga è l'arresto delle funzioni mentali.

Quando la mente si ferma, tu sei stabile nella testimonianza di te stesso. Negli altri stati, tutti eccetto questo, c'è identificazione. Tutte le identificazioni formano il samsara: sono il mondo. Se sei identificato, sei nel mondo, nella sua miseria. Se hai superato l'identificazione, sei liberato. Sei diventato un siddha, un liberato. Sei nel nirvana. Hai trasceso questo mondo di miseria e sei entrato nel mondo della beatitudine.
Quel mondo è qui e ora, adesso, proprio adesso! In questo preciso istante! Non hai bisogno di aspettarlo neanche per un momento. Diventa il testimone della mente e ti ci ritroverai immerso. Identificati con la mente e lo perderai…