Sempre a testa china, connessi su smartphone, tablet e computer per inviare messaggi o foto a ripetizione, curiosare in internet e fare ricerche per la scuola o acquisti on line. Molti giovani, soprattutto, come altrettanti zombie. In metro, sui tram, in treno, negli uffici pubblici, per strada, nei parchi, ovunque. Uno spettacolo desolante. Una tendenza che sta già portando e porterà sempre più chi indulge in questa iperconnessione a danni a tutti i livelli: fisico, mentale e perfino spirituale.
Secondo un recente studio eseguito da Found!, un’agenzia italiana
specializzata in comunicazione, attualmente sono oltre 26 milioni gli italiani
con un profilo online. Interrogato sull’importanza dei social, il 51% degli
italiani ha risposto che non potrebbe vivere senza, il 27% ha dichiarato di
rimanere connesso fino a 8 ore al giorno e il 56% che il primo pensiero prima
di andare a dormire e appena svegli è controllare le notifiche in arrivo. Comportamenti
che possono non solo innescare vere crisi di “astinenza” nel caso la
connessione non sia possibile, ma anche avere conseguenze negative sulla salute
psichica e fisica soprattutto tra i non giovanissimi, vale a
dire i non nativi digitali.
«Se l’utilizzo misurato può portare a indubbi vantaggi come
la facilità di creare un gruppo o instaurare nuovi legami, quello “connossessivo”
mette in pericolo il ruolo delle relazioni interpersonali e dello scambio
diretto del proprio pensiero, annulla quel faccia a faccia che consente alle
persone un interscambio diretto di parole e sentimenti alla base dell’innato
bisogno di relazionarsi con gli altri, - spiega il sociologo Saro Trovato,
fondatore di Found!. - Proviamo a pensarci: spesso parliamo a un’altra persona
con lo smartphone in mano e non la guardiamo nemmeno più negli occhi, seguiamo
qualsiasi discussione in maniera distratta perché siamo sempre in attesa che
sul display possa arrivare una notifica o un messaggio. Perfino in famiglia, a
tavola, capita che tutti armeggino con il proprio smartphone annullando
qualsiasi condivisione. Tutto ciò sta cambiando il nostro modo di creare
relazioni: i rapporti interpersonali sono destinati a diventare sempre più
limitati nel tempo e instabili per il venir meno del piacere dello stare
assieme. Alla base di questi comportamenti, è vero, c’è la paura della solitudine,
oggi più forte che mai, ma l’iperconnessione rischia di farci piombare in
relazioni e amicizie prettamente virtuali e isolarci ancora di più. Inoltre, se
un tempo nella comunicazione verbale tra persone esistevano codici e limiti che
non si oltrepassavano anche per non offendere chi ci stava di fronte, oggi, per
il fatto di comunicare soprattutto per il tramite di telefono o social media, ci
sentiamo autorizzati a dire tutto ciò che pensiamo, anche il peggio. E così
l’aggressività tra le persone aumenta sempre più».
Stress, ansia,
insonnia, depressione, distrazione e perfino seri rischi di mettere in pericolo
la propria incolumità e la pubblica sicurezza dovuti al camminare con la testa
china sul display o “smartphone walking”, magari con le cuffiette alle
orecchie, sono altre conseguenze negative di questa dipendenza così come
emergono da alcuni recenti studi, oltre che da alcuni fatti di cronaca. E non è
tutto: molti giovanissimi guardano video porno on line in modo sfrenato e,
sentendosi appagati come dichiarano, perdono interesse per la sessualità vera.
E poiché il sesso on line è violento, brutale,
misogino, tanti se ne fanno un’idea distorta, patologica. Insomma, attenti: di
hi tech senza regole si può anche perire. E che dire della perdita di consapevolezza? Concentrate su messaggi, tweet, commenti sui social media e così via, le persone perdono completamente la connessione con se stessi, con le proprie sensazioni e i propri sentimenti. Giorno dopo giorno il rischio è davvero quello di diventare completamente inconsapevoli, automi manovrati da quei maledetti smartphone. Non è una prospettiva incoraggiante per le prossime generazioni. In agguato, sempre più egoismo, aggressività, intolleranza, fragilità interiore, conflitti interpersonali e sociali, contrapposizioni tra nazioni, possibili conflitti. E tutto ciò che di tremendo deriva, appunto, da una semplice, ma terribile, realtà: l'inconsapevolezza.
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