Sulla nave, durante la crociera, era la donna più vivace di tutte. Girava dovunque, osservava qualsiasi cosa. Si alzava prestissimo per vedere sorgere il sole; al pomeriggio, seguiva il tramonto attimo per attimo, fin quando il disco rosso naufragava all'orizzonte. Quando scendevamo a terra, impazziva di felicità. Tutto la incantava: il paesaggio, un fiore, l'insegna di un negozio, un gatto, un grembiule colorato di una contadina. Non aveva ancora trent'anni ed era sposata da quattro. Suo marito, che la teneva sottobraccio tutto il giorno, a metà viaggio mi avvicinò da solo, in una saletta della nave. «Mia moglie», disse, «sta riempiendosi gli occhi per dopo, quando non vedrà più». Lo guardai allibito, ma lui continuò: «Tra un anno al massimo sarà cieca. Il medico non le ha dato nessuna speranza. Per questo l'ho portata in crociera: perché veda un pezzo del mondo per l'ultima volta».
Lei entrò in quel momento. Era bella e raggiante come sempre. «Vieni, vieni!», gridò al marito. «Si comincia a vedere da lontano l'isola di Madera. È tutta verde, con il mare blu e il cielo rosa. Che colori meravigliosi!».
Ecco, dovremmo anche noi guardare le cose e vivere la vita come se fosse per l'ultima volta. Solo così potremmo apprezzare ciò che ci offre giorno per giorno, momento per momento.
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