domenica 28 giugno 2015

LAURA ANTONELLI: UNA DONNA PER BENE, MALGRADO TUTTO SCHIAVA DEGLI ”ERRORI” DEL SUO PASSATO

Una bellissima immagine
di Laura Antonelli, deceduta giorni fa a 73 anni.
In basso, ancora l'attrice con il collega Lino
Banfi, uno dei pochi, veri amici su cui poteva
contare nell'ambiente cinematografico.  

In Italia ha fatto impressione la morte avvenuta in povertà e solitudine a 73 anni di Laura Antonelli, l'attrice cinematografica di origine istriana che negli anni '70 ebbe grandi successi di pubblico (meno di critica, nonostante i film girati anche con registi come Luchino Visconti, Ettore Scola, Giuseppe Patroni Griffi, Mauro Bolognini, Tonino Cervi) e per molti italiani di allora (oggi i canoni di bellezza sono sicuramente cambiati!) ha incarnato l'ideale della donna fatalmente femminile, materna e sensuale nello stesso tempo: una vera icona sexy per molti maschi di allora e d'ogni età. È stata ritrovata dalla sua colf riversa al suolo, in una calda mattina piena di sole, nel suo modesto appartamento di Ladispoli, una piccola località sul litorale romano. Abitazione della quale grazie ai servizi sociali del Comune, come ha dichiarato il sindaco in tivù, l'attrice aveva venduto la nuda proprietà per ricavarne una sorta di vitalizio mensile che le permettesse di integrare la modestissima pensione di cui era titolare e che non le bastava certo per mantenersi dignitosamente.
Da molti anni, cioè da quando la sua bellezza aveva cominciato a sfumare e i suoi film avevano cominciato a non avere più successo  viveva appartata, desiderosa solo di farsi dimenticare, di annientare quel mito del quale per anni aveva involontariamente alimentato l'esistenza.
Adesso si dice che ai tempi dei maggiori successi fosse una donna molto timida, malinconica, vulnerabile e influenzabile. E che si fosse ritrovata a fare l'attrice di successo malgrado i propri limiti di carattere psicologico.
«Forse non ero tagliata per fare l'attrice» aveva dichiarato infatti tempo fa. «non ero preparata ad affrontare quella carriera, il successo, la popolarità, quell'ambiente, con le illusioni e le delusioni. Sono sempre stata una persona semplice, timida».
L'attore Lino Banfi, che aveva girato con lei alcuni film e aveva mantenuto con lei un flebile legame d'amicizia per l'inaccessibilità della Antonelli, ora afferma che a quei tempi molte persone dell'ambiente cinematografico si sono approfittati di lei e le hanno letteralmente sottratto, forse senza che lei battesse ciglio o forse per generosità sua, non sappiamo, soldi e gioielli, depredandola letteralmente.
Inoltre l'attrice aveva avuto una storia sentimentale molto passionale, ma burrascosa, con l'attore francese di origine italiana Jean-Paul Belmondo, che poi aveva interrotto bruscamente rimanendo sola. Così, delusa e ferita dalla cattiveria e dal cinismo di quell'ambiente e dalla triste fine di quel legame sentimentale, aveva voluto isolarsi scoprendo la spiritualità e accostandosi (o riaccostandosi, non sappiamo esattamente) alla fede cristiana, il nuovo ideale e scopo della sua vita. Questioni di droga, dopo anni di estenuante e angosciosa attesa del giudizio in tribunale risoltisi per fortuna senza un'incriminazione, e un disastroso intervento estetico che forse per un'allergia le aveva deturpato per sempre il volto, avevano rappresentate per lei altrettante prove durissime, dalle quali non si era più ripresa. Dopo aver venduto la sua bellissima villa vicino a Roma, si era rifugiata nell'appartamento di Ladispoli, dove non riceveva nessuno e viveva dedita alla preghiera, forse in una sorta di semi-delirio religioso dal quale rifiutava ostinatamente di liberarsi, preferendo vivere in questo precario e preoccupante stato forse per difendersi dai ricordi e dai rimpianti. E qui veniamo al punto.
Certo, dispiace molto che l'attrice sia vissuta in questo modo per anni, ma forse il suo comportamento può offrire lo spunto per una riflessione. All'apparenza, si potrebbe dire che è stata non solo una donna che da sempre ha avuto nel suo carattere sfumature depressive, che hanno accentuato certe difficoltà psicologiche, ma che è rimasta anche vittima (suo malgrado e forse anche in gran parte per colpa dell'ambiente che era costretta a frequentare) del suo mito. Che, nonostante i suoi sforzi, non è riuscita a distruggere dentro di sé. È rimasta, in pratica, legata al suo passato, alle difficili prove della sua vita non sapendo reagire e vivere nel presente, abituandosi all'idea (cosa non facile per nessuno di noi, anche al più forte psicologicamente, a volte) che tutto è transitorio, tutto effimero, e in modo esponenziale nel mondo del grande schermo.
Così ha cercato nella fede forse un sostegno, un rifugio, come l'ha cercato in passato nella droga. Incapace di dominare la propria mente, preda del rancore e probabilmente anche del pentimento per essere stata indotta, per debolezza o altre ragioni, a svolgere un'attività artistica che non condivideva completamente, per tutti questi anni deve aver vissuto in bilico tra equilibrio e follia, in una ricerca di una via d'uscita che aveva individuato in un'adesione forse un po' ossessiva alla religione.
Non è assolutamente un giudizio su di lei, il mio, ma solo una constatazione di come molte volte ci portiamo addosso pesi insopportabili che si riferiscono a fatti avvenuti in passato e dei quali non riusciamo a disfarci, per vivere finalmente nel momento presente e apprezzando ogni piccola cosa o situazione della nostra vita come fosse qualche cosa di miracoloso, in confronto alla quale ogni fatto doloroso, spiacevole del passato impallidisce e scompare.
Forse la sua vita le è sembrata tutta un madornale errore, ma anziché liberarsi del passato forse ha continuato a sentitrsi in colpa per aver fatto determinate scelte nel campo professionale e privato piuttosto che altre. Ma, come sappiamo, gli errori sono solo lezioni, non c'è niente di irrimediabile se si è pronti a vivere la vita così come si presenta momento per momento. Invece, rimanendo aggrappati ostinatamente a un sogno inconsistente, a volte, come nel caso della Antonelli, rischiamo di andare incontro all'autodistruzione.



NB: per un motivo di umana pietà mi rifiuto di riportare qui una delle foto recenti di Laura Antonelli in cui appare triste e imbruttita. Qualunque giornalista sarebbe tentato di farlo, ma non mi va di giocare al gioco sadico, e in fondo auto-consolatorio, di chi punta sul voler enfatizzare sempre il “prima” e “dopo” di un personaggio pubblico, tipico di certa stampa popolare (di cui anch'io, lo ammetto, un tempo ho fatto parte!)

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