mercoledì 14 gennaio 2015

PORGERE L'ALTRA GUANCIA NON È SEGNO DI VILTÀ E SOTTOMISSIONE, MA ANZI DI FORZA




L'altra sera, assistendo a una trasmissione televisiva che trattava l'argomento delle esecrabili stragi parigine della scorsa settimana, ho sentito un sedicente imam londinese sbraitare con parole piene di livore contro l'Occidente e i cristiani, annunciando che i musulmani invaderanno l'Europa e conquisteranno Roma, attuando l'islamizzazione dei nostri Paesi. Vedremo. Però mi hanno colpito soprattutto l'odio e la violenza che il suo viso e le sue parole esprimevano e soprattutto un'incredibie  frase sulla differenza tra musulmani e cristiani. Ha detto più o meno così: “Noi islamici ci difendiamo, non siamo come i cristiani che porgono l'altra guancia”. Sottinteso: i cristiani sono dei vigliacchi che non sanno reagire. Mi meraviglio che un imam, che dovrebbe essere (proprio come un vescovo o un cardinale o un rabbino, naturalmente) un realizzato o quasi, o come dicono i buddhisti un risvegliato, possa dire parole di tanta inconsapevolezza. Penso alle parole di Gesù sulla croce, quando disse: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. A proposito di quell'imam verrebbe da dire: “Dio, perdonalo perché non sa quello che dice”. Perché non ha capito e ignora le vere leggi divine. Porgere l'altra guancia (leggi perdonare) non è un gesto di viltà, paura, rassegnazione. Al contrario. Intanto l'invito di Gesù a porgere l'altra guancia è chiaramente una metafora, che si può tradurre più o meno così: se vuoi vincere lascia perdere. Non vuole dire sottomettersi in modo vile. Perché al contrario reagire, vendicarsi, odiare vuol dire dare pieno potere su di te alla persona che eventualmente ti ha offeso, umiliarti, piegarti senza consapevolezza alla tua paura e al tuo istinto incontrollato, e rinunciare alla libertà di agire liberamente. Diventi come un robot che è azionato dalla persona della quale ti vuoi vendicare e agisce al suo comando. Insomma, sei una vittima: di quella persona e dei tuoi impulsi che non sai neppure tenere sotto controllo. Un vero disastro, una sconfitta, una vergogna. Lasciar perdere (quando non è in pericolo la nostra vita, naturalmente) invece vuol dire essere vittorioso da tutti i punti di vista. Vuol dire essere padrone di te stesso, pienamente consapevole, e capace di vedere l'altro per quello che è: una persona come te, che può sbagliare per ignoranza, arroganza, debolezza, paura e tanti altri problemi dovuti magari a una vita vissuta tra tante difficoltà o a una situazione difficile che non riesce a risolvere. Vuole dire, insomma, mettere da parte l'ego e allinearasi con il Sé, la dimensione più universale (la più saggia, la più autentica) che tutti noi conserviamo nel nostro intimo, dietro i pensieri, gli impulsi, i desideri, le sensazioni che assordano senza sosta la nostra mente. Già, è proprio così. Chi è inconsapevole equivoca sempre su questo punto e scambia le parole di Gesù per buonismo, dabbenaggine, viltà e così via, e la sua figura come quella di un profeta troppo arrendevole, mentre è tutto il contrario perché il suo atteggiamento è quello luminoso e vittorioso che ricollega all'Essere, l'unico luogo di vero potere.
Sentiamo che cosa dice per esempio in proposito anche Eckart Tolle nel suo bellissimo libro Come mettere in pratica il potere di adesso, Armenia Editore:
“Quando venite coinvolti in una discussione o in qualche situazione conflittuale forse con il partner oppure con qualcuno vicino a voi, cominciate ad osservare come vi mettete sulla difensiva quando viene attaccata la vostra posizione, oppure sentite la forza della vostra aggressività mentre siete voi ad attaccare la posizione dell'altro.
Osservate come vi afferrate ai vostri punti di vista e alle vostre opinioni. Sentite l'energia mentale-emozionale dietro la vostra necessità di aver ragione e di dimostrare che l'altro sbaglia. Quella è l'energia della vostra mente egoica. La rendete consapevole, riconoscendola e sentendola il più possibile. E finalmente un giorno, nel mezzo di un litigio, all'improvviso vi rendete conto che avete una scelta, e potete decidere di lasciar cadere la vostra reazione, giusto per vedere che cosa accade. Vi siete arresi…
Se d'improvviso vi sentite molto leggeri, lucidi e veramente in pace quello è un segno inconfondibile che vi siete veramente arresi. Allora osservate ciò che accade alla posizione mentale dell'altro quando voi non continuate a dare energia, resistendo. Quando l'identificazione con la posizione mentale è scomparsa, allora comincia la vera comunicazione…
Se si richiede un'azione non reagirete più dalla mente condizionata, ma risponderete alla situazione dalla vostra presenza consapevole. In quello stato, la vostra mente è libera da concetti, includendo il concetto della non violenza. E quindi chi può prevedere cosa farete?
L'ego crede che la vostra forza sta nel resistere, ma la resistenza in realtà vi separa dall'Essere, l'unico luogo di vero potere. La resistenza è debolezza ed è paura mascherata da forza…
Fino a che non c'è l'abbandono, gran parte delle interazioni umane si basano su giochi inconsci di ruoli. Ma nell'abbandono non avete più bisogno delle difese dell'ego e delle false maschere. Divenute molto semplici, molto reali. «Questo è pericoloso», dice l'ego. «Sarete feriti. Diventerete vulnerabili».
Ciò che l'ego non sa, naturalmente, è che solamente attraverso il lasciare andare la resistenza potete scoprire la vostra vera ed essenziale invulnerabilità”.
E per finire, ecco che cosa dice il grandissimo Osho alla parola “Odio” nel suo libro di sentenze L'abc del risveglio, Oscar Mondadori.
“La gente normalmente pensa che l'odio sia l'opposto dell'amore. È sbagliato, assolutamente sbagliato. È la paura l'opposto dell'amore. L'odio è amore a testa in giù, ma non è l'opposto dell'amore. Una persona che odia dimostra semplicemente che ama ancora: l'amore si è inacidito, ma c'è ancora. La paura è il vero opposto, perché indica che tutta l'energia d'amore è scomparsa.
Prima che tu possa odiare qualcuno, devi aver creato quel veleno dentro di te; puoi dare qualcosa a qualcuno soltanto se ce l'hai. Puoi odiare solo se sei pieno di odio ed essere pieni di odio significa essere all'inferno, vuol dire andare a fuoco. Significa che in primo luogo stai facendo del male a te stesso. Prima di ferire qualcuno, devi ferire te stesso. E l'altro potrebbe anche non farsi male – dipenderà da lui – ma una cosa è assolutamente certa: prima che tu possa odiare devi passare attraverso grandi sofferenze e infelicità. L'altro potrebbe non ricevere il tuo odio, potrebbe rifiutarlo. L'altro potrebbe essere un buddha, magari ne riderà semplicemente, potrebbe perdonarti, potrebbe non reagire affatto. Potresti non essere in grado di ferirlo: se non è disposto a reagire e non riesci a scalfirlo, cosa puoi fare? Ti sentirai impotente di fronte a lui.
Ma una cosa è assolutamente certa: se odi qualcuno, prima dovrai aver ferito la tua anima in molti modi, dovrai essere così pieno di veleno da poterlo gettare sugli altri.
L'odio è innaturale. L'amore è salute, l'odio è malattia. E come la malattia è innaturale: accade solo quando perdi il contatto con la natura, quando non sei più in armonia con l'esistenza, con il tuo essere, con il tuo nucleo più intimo. Allora sei malato, psicologicamente e spiritualmente malato. L'odio è soltanto un simbolo di malattia e l'amore un simbolo di salute, di interezza, di sacralità”.
Può bastare? E di fronte all'orrore di questi giorni, ripetiamo semplicemente: “Anche questo passerà”.

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