venerdì 8 agosto 2014

THICH NHAT HANH: «LA SICUREZZA E LA PACE NON SONO QUESTIONI INDIVIDUALI»


                                   

«Sono molto preoccupata, per non dire angosciata, perché in tutto il Medio Oriente e nel Mediterraneo, proprio a poche centinaia di chilometri da noi, ci sono conflitti che minacciano la pace mondiale» mi scrive Sara. «Basta un niente perché si allarghino e arrivino a coinvolgere altri Paesi, compreso il nostro, come in una sorta di scacchiera. E poi mi angoscia la sorte di quelle migliaia e migliaia di cristiani profughi in Iraq a causa di fanatici terroristi che, in nome di Allah, seminano terrore e morte tra chi non è della loro religione. Io li accoglierei, tutti quei profughi, in Italia, in Europa, non foss'altro per bilanciare l'arrivo cui stiamo assistendo di quella massa enorme di immigrati, per la totalità musulmani, che né il nostro Paese né l'Europa vuole respingere e che un giorno, quando saranno la maggioranza, decreteranno la nascita di un nuovo continente, l'Eurabia, e faranno di noi cristiani quello che stanno facendo in Irak. Del resto, l'hanno annunciato proprio recentemente di voler riconquistare l'Andalusia, “la terra dei loro avi” e conquistare Roma e il mondo intero... E la basilica di San Pietro diventerà una grande moschea come è avvenuto per quella di Santa Sofia a Costantinopoli?»
Non voglio e non posso in questa sede entrare nel merito delle catastrofiche previsioni di Sara né pronunciarmi su un fenomeno biblico che, certo, qualche preoccupazione può suscitare. Quello che vorrei puntualizzare, però, è la totale inconsapevolezza dei contendenti in questi conflitti, ognuno vittima del proprio ego e dei propri preconcetti e che fa sì che la follia umana non abbia mai fine, nonostante le innumerevoli distruzioni e le innumerevoli vittime causate in altrettante guerre da che l'umanità esiste. Ecco, per esempio le parole di grande attualità che il noto e amato monaco buddhista vietnamita Thic Nhat Hanh (nella foto in alto) esprime al proposito nel suo libro Camminando con il Buddha - Zen e felicità, Oscar Mondadori:
“Dire «O siete con noi o siete con i terroristi» dimostra che si è profondamente attaccati alla visione dualistica. È come dire «se non sei cristiano sei contro il Cristo»: non è certo teologia, questa, e non è corretto neanche dire «Se non sei con il Buddha sei contro il Buddha»: negli insegnamenti e nella pratica del buddhismo ci viene ricordato di continuo che il Buddha era un essere vivente e che non c'è distinzione alcuna fra il Buddha e gli altri esseri viventi. Se togli al Buddha la natura di “essere vivente”, quel che resta non è più un buddha. La sostanza di questo insegnamento si trova in tutte le tradizioni.
«O siete con noi o siete con i terroristi» non è una buona politica: non è neanche buona diplomazia, perché di certo i governi che la pensano diversamente non gradiranno un'affermazione del genere… Se davvero vogliamo che la pace sia possibile, dovremmo cercare di guardare alla realtà in modo che non generi separazioni. È così importante allenarci a una visione non-dualistica! Sappiamo per esperienza personale che se l'altro non è felice ci è molto difficile esserlo a nostra volta. L'“altro” può essere nostra figlia, il partner, un amico, nostra madre, nostro figlio, nostro padre, un nostro vicino; l'“altro”  può essere la comunità cristiana, la comunità ebraica, la comunità buddhista, la comunità islamica. Se ci rendiamo conto che la sicurezza e la pace non sono questioni individuali, agiamo spontaneamente in favore del bene collettivo. Tutto quello che facciamo per aiutare amici, vicini e altri paesi a essere più sicuri e più rispettati porta beneficio anche a noi. Altrimenti siamo prigionieri della nostra stessa arroganza: la visione dualistica ci porta ad agire sempre in modalità distruttive per noi stessi e per il mondo”.
Ma arriverà il giorno in cui l'uomo capirà finalmente queste semplici verità? Riuscirà un giorno a non identificarsi più con la propria emotività, i propri preconcetti e a diventare consapevole? Forse tra migliaia e migliaia di anni, ammesso che l'umanità o la Terra esista ancora? «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» disse Gesù, sulla croce, dei suoi torturatori. Parole che esprimono anche una drammatica accusa. «Non sanno quello che fanno» ossia «sono totalmente inconsapevoli, sia delle proprie azioni sia delle conseguenze cui queste porteranno». È la stessa, identica, posizione di molti capi politici o di Stato, di certi rappresentanti religiosi, di tutti quei militanti che in nome di Dio e della religione uccidono i loro simili, dimenticando che siamo tutti essere spirituali, scintille divine, che hanno preso sede in corpi impermanenti, anzi evanescenti come bolle di sapone. Tutti, indistintamente. Perché, allora, tanto egoismo, tanti soprusi, tante violenze, tanti massacri, tanto odio?

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