venerdì 22 agosto 2014

INTERDIPENDENZA O INTER-ESSERE: TUTTO CIÒ CHE ESISTE È CONNESSO ALLE ALTRE COSE ESISTENTI NEL COSMO



Si chiama Interdipendenze e dice testualmente così la bellissima meditazione del 22 Agosto tratta dal libro, che ho già citato altre volte, Meditazioni quotidiane - Pensieri di trasformazione di Dede Riva, Edizioni Mediterranee: 

“Hai mai provato a riflettere su tutte le connessioni che esistono tra un oggetto e tutto il resto del mondo che, in apparenza, gli sembrerebbe del tutto estraneo? 
Prendi una sedia, ad esempio, forse quella su cui stai seduto proprio in questo momento. Sembra che nulla ti leghi ad essa, sembra che tu sia un'individualità dotata di certe caratteristiche e di una massa fisica che niente ha a che spartire con le caratteristiche e la massa della sedia; appartenete addirittura a due regni della natura diversi, quindi, quale mai potrebbe essere il punto di interdipendenza?
Prova però a risalire all'origine della sedia: pensa al negoziante da cui l'hai acquistata, al falegname che l'ha costruita, a chi ne ha disegnato il progetto e ha stabilito quale era il legno migliore per realizzarla, all'albero che il taglialegna ha deciso di abbattere, al terreno che ha raccolto in sé il seme di quell'albero, all'acqua che, insieme alla terra, l'ha fatto crescere, ai sali minerali che le rocce hanno ceduto alla terra e che l'hanno nutrito, al sole ed alla luce che gli hanno consentito di vivere attraverso la sintesi clorofilliana, agli animali cui ha dato riparo e che hanno concimato il terreno tutt'intorno a esso, gli esseri umani cui ha fornito ossigeno in cambio dell'anidride carbonica necessaria alla sua vita, alle entità spirituali preposte alla conservazione del regno vegetale… Pensi ancora che tra te e questa sedia non esista nessuna rapporto? 

A qualsiasi essere o oggetto tu applichi questa ricerca, sempre troverai interconnessioni globali, a tutto tondo. 
E non appena il gioco delle interdipendenze ti svela le sue regole, nel tuo cuore fioriscono il rispetto, la comprensione, la compassione e l'amore per ogni forma di vita in Terra e in Cielo”. 

Concetti e parole profonde, come si può constatare, che parlano di una consapevolezza altrettanto profonda. E come non ricollegarvi l'insegnamento sulla natura dell'inter-essere che ci viene dal buddhismo, e che è magistralmente ricordato dal monaco vietnamita Thich Nhat Hahn in tanti suoi scritti, come per esempio nel bellissimo manuale intitolato Paura - Supera la tempesta con la saggezza, Bis Edizioni, un libretto pratico e ricchissimo di insegnamenti? Ecco che cosa dice Thich Nhat Hahn:

“Se guardiamo un foglio di carta in profondità, vedremo che è pieno di tutto ciò che è nel cosmo: la luce del sole, gli alberi, le nuvole, la Terra, i minerali, tutto, eccetto una cosa soltanto. C'è una cosa che manca: un sé separato. Il foglio di carta non può essere in virtù di se stesso soltanto: deve inter-essere con ogni altra cosa dell'Universo. Ecco perché la parola inter-essere ci può essere utile più della parola essere. In realtà essere significa inter-essere. Il foglio di carta non può essere senza il sole o senza la foresta: deve inter-essere con il sole e con la foresta.
Se ci domandassimo come il mondo abba cominciato a esistere, a essere, il Buddha ci risponderebbe in termini molto semplici: «Questo è, poiché quello è. Questo non è, poiché quello non è». Poiché c'è il sole, c'è il foglio di carta. Se esiste l'albero, esiste il foglio di carta. Non si può essere in virtù di se stessi soltanto: si deve inter-essere con ogni altra cosa nel cosmo. Questa è la natura dell'inter-essere. Non penso che la parola inter-essere sia contenuta nel vocabolario ma credo che presto vi verrà accolta, perché ci aiuta a vedere la vera natura delle cose, la natura dell'inter-essere.
Se siete imprigionati nell'idea di un sé separato, la vostra paura è grande. Ma se guardate in profondità e siete capaci di vedere “voi stessi” in ogni luogo, potrete liberarvi da questa paura… Questa è la pratica del guardare in profondità, la pratica della concentrazione sul vuoto, la pratica dell'inter-essere”. 

Un tema che si può in qualche modo ricollegare a quello dell'impermanenza di tutto ciò che esiste. Dice sempre Thich Nhat Hahn in Paura - Supera la tempesta con la saggezza. 

“Secondo la saggezza buddhista, la visione dell'immortalità, o permanenza, è una visione sbagliata. Ogni cosa è impermanente, tutto cambia in continuazione. Nulla resta uguale a se stesso per sempre. Dunque la permanenza non è la vera natura delle cose. Allo stesso modo affermare che dopo la morte non resta nulla è una visione sbagliata… L'immortalità è un concetto sbagliato, perché finora non si è mai visto niente di simile: tutto ciò che osserviamo è impermanente, in continua trasformazione. Tuttavia anche l'annichilamento è un concetto sbagliato.
Immaginate di parlare della morte di una nuvola: guardate in cielo e non vedete più la vostra nuvola preferita ed esclamate: «O, mia amata nuvola, non ci sei più! Come posso sopravvivere senza di te?» e piangete disperati. State pensando alla nuvola come se fosse passata dall'essere al non essere, dall'esistenza alla non esistenza.
La verità è che per una nuvola è impossibile morire. Morire significa che siamo qualcosa e poi improvvisamente nessuno. Abbiamo visto che non è così. È per questo che, quando festeggiamo il compleanno di qualcuno, invece di: «Buon compleanno a te!» faremmo forse meglio a cantare: «Buona continuazione a te!». La nostra nascita non è stata il nostro inizio ma solo la continuazione. Infatti esistevamo già, in altre forme…
Quando perdiamo qualcuno che ci è molto vicino a piangiamo la sua morte, dobbiamo guardare più a fondo. Quella persona continua a esistere, in qualche modo, e noi possiamo fare qualcosa per aiutarla ad avere una continuazione ancora migliore. È ancora viva, dentro di noi e intorno a noi. Guardando alle cose in questo modo, potremo ancora riconoscerle in forme differenti, proprio come riconosciamo la nuvola nella tazza del tè che beviamo. Quando bevete il tè con consapevolezza e concentrazione, potete avvertire che la nuvola è proprio lì, nella tazza, più vicina che mai. Non avete mai perso la persona che amavate: ha solo cambiato forma.
Questa è la prospettiva, la visione profonda che ci occorre per superare il lutto. Pensiamo di aver perso qualcuno per sempre, ma il nostro caro non è morto, non è scomparso: continua a esistere in nuove forme. Dobbiamo imparare a guardare in profondità per riconoscere la sua continuazione e sostenerla. «Mia amata/Mio amato, so che sei qui in qualche forma e percepisco davvero la tua presenza. Sto respirando con te, sto volgendo lo sguardo intorno per te. Godo della vita per te. So che ci sei ancora, molto vicino a me e dentro di me». In questo modo trasformeremo la nostra sofferenza e la nostra paura in comprensione risvegliata e ci sentiremo molto meglio.

Quando superiamo il concetto di nascita e di morte, cessiamo di esistere dominati dalla paura. L'idea di essere e di non essere può creare un enorme senso di paura. Quando la nuvola scompare nel cielo, essa non passa dall'essere al non essere ma continua sempre. La natura della nuvola è la non-nascita e la non-morte. La natura della persona che amate è la stessa e così è anche la vostra”. 
  


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