giovedì 6 giugno 2013

LA MEDITAZIONE? FUNZIONA COME UNA MEDICINA OMEOPATICA

Ecco alcuni importantissimi concetti riguardo alla meditazione espressi da Mark Epstein* nel suo libro Lasciarsi andare per non cadere in pezzi (Neri Pozza edizioni):

«Imparare a trasformare gli ostacoli in oggetti di meditazione costruisce un ponte, veramente necessario, che collega la quiete della mente concentrata con il movimento della vita reale. Come dicono spesso coloro che praticano arti marziali, dobbiamo imparare a rispondere invece che a reagire.
Questo resta l'insegnamento più profondo che ci dà la meditazione: invece di tracciare una linea di demarcazione tra sacro e profano o tra spiritualità e quotidianità, essa insegna a far sì che la consapevolezza prenda su di sé i cosiddetti elementi di disturbo della vita quotidiana. Nel caso di Ken [un paziente di Epstein], significa imparare a convivere con la rumorosa confusione della sua famiglia proprio come si impara a incorporare il rumore della strada nella quiete della mente concentrata. Anziché irritarmi sempre di più per “quel rumore che disturba la mia meditazione”, come ho fatto in varie occasioni, ho imparato ad ascoltare semplicemente il rumore del camion della spazzatura che appare e scompare nello spazio della mia mente. La meditazione può essere praticata dovunque.
I pensieri non devono essere eliminati per mezzo della meditazione, devono essere semplicemente osservati. Non si devono escludere le emozioni fastidiose: possono essere porte d'accesso a una vitalità tanto intensa quanto una risata spontanea o un momento di irritazione. Imparando a stare con queste emozioni in maniera nuova, di fatto, possiamo dare energia all'esistenza e arricchire la nostra vita di relazione. Esse ci danno accesso a noi stessi, proprio perché sfidano i nostri tentativi di “tenerci insieme”».

«L'insegnamento buddhista ritiene che per fare breccia nell'isolamento della mente non basti la semplice analisi, ma occorra un nuovo modo di “essere con la mente”, nel quale la funzione di osservazione abbia la precedenza sulla funzione reattiva. È questo un modo di far rivivere il benevolo silenzio della madre che sa osservare i giochi del figlio in silenzio, senza interferire… Il Buddha ha insegnato a usare la meditazione come uno strumento per avere un saldo controllo sulla preoccupazione e sulla consapevolezza di sé… La meditazione sostituisce alla modalità di funzionamento frammentaria e ossessiva della mente pensante un “guardiano” più benevolo, uno spettatore o un osservatore, e in questo modo inganna il sé…
In quest'ottica, la medicina del Buddha, la meditazione, funziona in modo omeopatico perché usa una piccola quantità del sintomo per curare il problema più grosso… Si tratta di una tecnica, chiamata presenza mentale o pura attenzione, che richiede l'annotazione meticolosa di tutto ciò che accade all'unità mente-corpo nell'attimo stesso in cui si verifica. Per esempio, si insegna al meditante a distinguere i movimenti dei piedi mentre cammina – sollevare, spostare, posare a terra – o le sensazioni provate nel mangiare: masticare, gustare, inghiottire. Le reazioni emotive di gradimento o repulsione non vengono represse ma accuratamente identificate come reazioni distinguibili dall'evento in sé. Una pratica efficace richiede che il soggetto interponga tra sé e l'esperienza una certa distanza (grazie alla figura dell'osservatore) e sia in grado di interrompere il flusso dell'energia (grazie alla percezione separata delle sue componenti)».


* Mark Epstein (nella foto in alto) è un celebre psicoterapeuta, da decenni meditante buddhista. È autore di libri famosi sulla possibilità di incontro e cooperazione tra culture dell'Occidente e dell'Oriente, il più noto dei quali è Pensieri senza un pensatore.

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