giovedì 10 gennaio 2013

IL VERO SCOPO DELLA MEDITAZIONE? DISIDENTIFICARSI DALLA MENTE E DIVENTARE L'OSSERVATORE

Si parla molto, e spesso a sproposito, di meditazione. In Occidente la si confonde molte volte con la contemplazione: ci si siede comodamente, si chiudono gli occhi e si pensa a qualche tema di carattere spirituale o si ripetono dei mantra, delle affermazioni. Tutto questo per infondere in se stessi calma, distacco e così via. Ma la meditazione è molto di più. Ecco che cosa ci dice Osho nel suo volume Il benessere emotivo – Trasformare paura, rabbia e gelosia in energia positiva, Mondadori editore, pubblicato di recente.
«Oltre la mente esiste una consapevolezza che non proviene dall'esterno, e non è soltanto un'idea. Purtroppo finora non ci sono esperimenti in grado di trovare un centro, all'interno del cervello, che corrisponda alla consapevolezza.
Il compito della meditazione consiste nel renderti consapevole di tutto ciò che è mente e disidentificarti. Quando la mente s'infuria, puoi riconoscere che si tratta solo di una registrazione*. Quando la mente è triste, ti puoi semplicemente ricordare che è solo una registrazione. Una situazione particolare ha fatto scattare il telecomando e ti senti triste, arrabbiato o frustrato, preoccupato oppure teso: tutte queste cose vengono dall'esterno e la mente reagisce. Tu però sei l'osservatore, non l'attore: la reazione non è tua.
L'arte delle meditazione, dunque, consiste nell'apprendere la consapevolezza, l'attenzione, la presenza cosciente. Quando sei arrabbiato, non reprimerti, lascia che sia così; limitati a diventare consapevole: guarda la rabbia come se fosse un oggetto esterno. A poco a poco, continua a spezzare le identificazioni con la mente; alla fine avrai trovato la vera individualità, l'essere, la tua anima.
Trovare questa consapevolezza è illuminazione: sei diventato luminoso. Non vivi più nell'oscurità, né sei solo un burattino nelle mani della mente. Sei il padrone, non un servo. Adesso la mente non può reagire in modo automatico e autonomo, com'era solita fare prima. Ha bisogno del tuo permesso: se qualcuno ti insulta e non vuoi arrabbiarti, non ti arrabbi.
Gauthama il Buddha era solito dire ai suo discepoli: "Arrabbiarsi è talmente stupido che è inconcepibile che esseri umani intelligenti continuino a farlo. Qualcun altro fa qualcosa e tu ti arrabi? Forse sta sbagliando, forse sta dicendo qualcosa di sbagliato, forse sta cercando di umiliarti, di insultarti, è una sua libertà. Se tu reagisci, però, diventi uno schiavo. Se dici alla persona 'Insultarmi è un piacere per te, non arrabbiarmi lo è per me' ti comporti da padrone”…
La saggezza consiste in una sola cosa, non nel conoscere molte cose, ma nel conoscerne solo una: la tua consapevolezza e la sua separazione dalla mente.…
Questa separazione è la rivoluzione più radicale che possa accadere a un essere umano. Da quel momento la tua vita sarà una celebrazione, perché non avrai più bisogno di farti del male, non avrai più bisogno di renderti infelice…
Ma potrai farlo solo se il padrone presente in te si sveglia. Ora come ora dorme profondamente, e il servo ha preso il ruolo del padrone. E il servo non è neppure tuo, il servo è creato dal mondo esterno, appartiene al mondo esterno, segue il mondo e le sue leggi».

* Poco prima Osho aveva detto: «Tu non sei la mente: la mente è un meccanismo. Registra cose da fuori, e poi reagisce alle circostanze esterne in base a tali registrazioni».

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