lunedì 28 febbraio 2011

IL BISOGNO DI “CAMBIARE IL MONDO” È ESPRESSIONE DI UNA PERSONALITÀ EGOICA


Un altro preziosissimo spunto di meditazione e di discussione tratto dal libro di Maud Nordwald Pollock intitolato Dal cuore attraverso le mani, edizioni Corbaccio. Riguarda ancora una volta l'atteggiamento critico, di malcontento, che assumiano troppo spesso nei confronti della realtà che ci circonda. Ecco che cosa dice la Pollock:
«Il bisogno di cambiare le cose e il non essere in grado di farlo suscita il sentimento di “non essere capaci di avere influenza”, un sentimento di impotenza. Per creare l'illusione di “sentirsi potenti”, poiché ci siamo sentiti impotenti, la personalità egoica decide di intervenire per trasformare la gente e gli eventi in modo diverso da quello che sono. Ciò implica per esempio il fatto di dire delle persone o lamentarsi delle cose che non sono come le avremmo volute. Un'azione del genere non sempre dà i risultati sperati, e pertanto il sentimento che ne deriva è frustrazione, “mancanza di influenza” che sollecita un desiderio ancora più intenso di potere/influenza, dato che il sentirsi impotenti non è affatto piacevole. Il senso di mancanza di potere è alla base di gran parte dell'interazione umana.
Più ci sentiamo impotenti e più forte è il desiderio di avere potere e più “manchiamo di influenza”.
I partecipanti ai miei seminari dicono spesso: “Lo faccio a fin di bene, voglio questo o quello perché amo/mi curo delle persone del pianeta ecc… ” Voler cambiare gli altri o gli eventi per quello che si ritiene sia “il bene di”, partendo da una nostra idea, esprime le paure della nostra personalità egoica. È la personalità egoica che non si fida del processo divino e della conoscenza degli altri”.

domenica 27 febbraio 2011

IL SEGRETO PER VIVERE SAGGIAMENTE? L'IMPERTURBABILITÀ


Non posso fare a meno di citare un passo di un libro di Osho dal titolo Una vertigine chiamata vita, che è di un'immediatezza, di una sintesi e di una forza folgoranti. Ecco che cosa dice:
«Io sono l'occhio del ciclone, per cui qualunque cosa mi accada intorno, per me non fa differenza. Che sia tumulto o il suono meraviglioso dell'acqua che scorre, io sono solo un testimone; il processo del testimoniare rimane lo stesso. Per ciò che riguarda il mio essere più profondo, sono lo stesso in ogni situazione. Ecco tutto il mio insegnamento: le cose potrebbero cambiare, ma la tua consapevolezza dovrebbe restare sempre immutata.
Le cose cambieranno, è la loro natura. Un giorno hai successo, il giorno dopo fallisci; una volta sei sulla vetta, la volta successiva nella polvere. Ma qualcosa in te resta immutato, e quel qualcosa è la tua realtà. Io vivo nella mia realtà, non in tutti i sogni e gli incubi che circondano la realtà».
Parole come miele.

venerdì 25 febbraio 2011

I TIRANNI COMPIONO INGIUSTIZIE E SOPRUSI? NON SANNO QUELLO CHE FANNO

A proposito di ego. Come ci insegnano gli avvenimenti della storia e perfino della politica attuale, ci sono personaggi che l'hanno di una tale smisurata enormità da credersi gli “unti dal signore” o comunque persone in grado di condizionare il destino di milioni di persone, sottoponendole alla propria volontà in nome della storia, al proprio presunto carisma e potere economico in nome di un effimero consenso popolare, e spendono assurdamente la propria vita nel seguire questa patologica voce interna che li spinge a rafforzare sempre più il proprio potere, ad allargare i propri spazi di influenza sugli altri, tenendoli sotto controllo con leggi, opinioni dominanti vessatorie, repressione, e facendo quasi sempre leva sulla paura per ottenere i propri scopi. Delirio di onnipotenza, voglia di dominio portato alle estreme conseguenze, per colmare un vuoto interiore che ne fa persone miserabili, anche se magari dispongono di ricchezze enormi: tutto serve loro per alimentare il proprio falso ego, tutto serve loro per far soffocare l'aspirazione a essere più consapevoli, di cui ciascuno di noi è portatore. E pensare che anche per loro basterebbe ritagliarsi ogni giorno pochi momenti di sguardo interiore, di colloquio con se stessi, di auto-osservazione, di meditazione. E l'inconsapevolezza a poco a poco sparirebbe, lasciando il posto a una vita più serena e realizzata. Invece, magari già a 75 anni, si credono ancora eterni e agiscono di conseguenza, forti del loro ego, della loro ricchezza e della debolezza di tante persone asservite. Questa è totale inconsapevolezza, come hanno detto tante volte tutti i maestri della spiritualità. Per dirla con Gesù riferendosi ai suoi martirizzatori: «Oh Signore, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Ovvio, però: non si tratta di accettare passivamente le stragi che sono capaci di compiere o le privazioni cui sottopongono le proprie popolazioni. Deve esistere una giustizia umana, che del resto è ritagliata apposta proprio perché l'umanità è inconsapevole e per questo attua soprusi e ingiustizie. Se tutti gli uomini fossero consapevoli, dei testimoni, non ci sarebbe bisogno di leggi perché non ci sarebbero soprusi e ingiustizie.

martedì 22 febbraio 2011

DIETRO LA CRITICA, L'INCONSAPEVOLEZZA

Vorrei inaugurare questo mio blog citando il titolo che ho scelto, “IO SONO IL TESTIMONE”, non solo come dichiarazione di intenti personale (magari fosse così facile riuscirci!) ma soprattutto come augurio sentito e profondo a tutti i membri di questa grande umanità affinché ciascuno trovi in questa semplice (in teoria!) formula la strada per affrancarsi dall'infelicità e dai drammi causati da inconsapevolezza, sovrastrutture mentali, pregiudizi sociali-razziali-sessuali e, insomma, da tutto ciò che mette in primo piano la mente con le sue aberrazioni a scapito del cuore, dell'intuizione, dell'apertura verso gli altri, dell'amore (inteso come universale). Essere il testimone, infatti, sottintende l'essere presente e consapevole, in ogni momento, delle proprie azioni ed emozioni, come anche di tutto ciò che accade attorno a noi, tutte cose che non dovremmo mai giudicare ma semplicemente osservare. Dopo tanti anni durante i quali mi sono occupato di spiritualità, yoga e meditazione, posso dire di sentirmi pur sempre un neofita e, dunque, ho deciso di aprire questo blog non per elargire sentenze, consigli e verità ritenendomi la scienza infusa, bensì per tentare di essere utile a qualcuno con le mie pur scarse conoscenze e uno scambio di esperienze umane con i miei eventuali interlocutori e cercare assieme a loro una via per migliorarci.
Devo precisare che spesso citerò il pensiero di grandi maestri orientali e occidentali come base di discussione, in particolare quelli che secondo me sono stati capaci di un'importante sintesi di tutte le conoscenze nel campo della spiritualità, come Osho e Eckart Tolle. A mio modesto parere sono soprattutto loro, tra i maestri che ho studiato, a rappresentare la vetta della saggezza cui dobbiamo ispirarci durante ogni giorno della nostra vita, per automigliorarci e tentare così di compiere quel salto evolutivo nel campo spirituale cui l'uomo è destinato, prima o poi. Anche se, poi, bisogna riconoscere che tutto era racchiuso anche negli insegnamenti di quel grande Maestro spirituale che era Gesù. Mentre questi diceva verità in modo semplice e accessibile ai suoi discepoli, che erano tutti persone di modestissima cultura (e per questo i suoi insegnamenti appaiono spesso per forza di cose un po' dogmatici) Osho e Tolle si rifanno ai suoi concetti in modo più articolato, più “scientifico”, e dunque sorprendono perché ne rappresentano un approfondimento, un'integrazione molto importanti.
Spero che questo scambio di esperienze, di verità personali e di energie (che mi auguro avverrà su questo blog) possa essere utile a tutti noi, ovviamente, e non solo a me.
E allora vorrei proprio cominciare con la citazione di un passo del libro di Eckart Tolle Un nuovo mondo, edizioni Mondadori.
«Il lamentarsi è una delle strategie favorite dall'ego per acquisire forza. Ogni lamentela è una storiella che la vostra mente si costruisce e alla quale voi crede ciecamente… Alcuni ego che non hanno altro con cui identificarsi sopravvivono facilmente ed esclusivamente grazie alla lamentela. Quando siete nella morsa di un ego come questo, il lamentarsi, soprattutto degli altri, è abituale ed è ovviamente inconsapevole, e questo significa che lo fate senza saperlo… A un livello più basso dell'inconsapevolezza si urla e si strilla, e ancora un po' più giù, ma non troppo, c'è la violenza fisica. Il risentimento è l'emozione che si accompagna alla lamentela e al giudizio sugli altri, e che dà ancora più energia all'ego… L'ego ama questo. Invece di essere tolleranti con l'inconsapevolezza degli altri, ne ricavate la loro identità. E chi lo sta facendo? L'inconsapevolezza che c'è in voi, l'ego… L'ego ama lamentarsi e risentirsi non solo degli altri, ma anche delle situazioni… L'implicazione è sempre la stessa: questo non dovrebbe succedere; io non voglio essere qui; io non voglio farlo; mi trattano ingiustamente. E il più grande nemico dell'ego è, naturalmente, il momento presente, che è come dire la vita stessa… Provate a fare attenzione alla voce nella vostra testa, magari proprio nel momento in cui si lamenta di qualcosa, e se potete a riconoscerla per quello che è: la voce dell'ego, niente altro che uno schema mentale condizionato, un pensiero. Ogniqualvolta sentite quella voce, vi renderete anche conto che non siete la voce, ma chi ne è consapevole. Dietro vi è la consapevolezza, davanti c'è la voce , colui o colei che pensa. In questo modo diventati liberi dall'ego, liberi dalla mente inosservata… La consapevolezza e l'ego non possono coesistere. Il vecchio schema mentale o l'abitudine mentale possono ancora sopravvivere, riapparire per un po', perché vi sono dietro migliaia di anni di inconsapevolezza collettiva umana, ma ogni volta che viene riconosciuta si va indebolendo».
Che cosa possiamo fare, allora? Osservare le proprie e le altrui azioni e reazioni, essere consapevoli, esserne i testimoni, senza muovere critiche e accuse, dicono i maestri. In fondo, il mondo è perfetto così com'è, perché è un processo in divenire, in evoluzione. Accettandolo, e accettando noi stessi per come siamo adesso, perché in fondo fino a questo momento abbiamo espresso il massimo che potevamo, secondo le nostre possibilità e i condizionamenti che derivano dalle vite passate. In questo modo, non solo ci si mette in sintonia con la Divinità, ma si mette anche da parte l'ego, lo si ridimensiona. È quello che Osho chiama lo stato di “non mente”, di esistenza meditativa. E allora, proviamo già a fare oggi stesso un piccolissimo passo, ma molto importante, verso l'autorealizzazione, cercando di comprendere le mancanze dell'altro e nello stesso tempo osservando la nostra reazione a una presunta sua mancanza. Ricordiamo che cosa disse Gesù: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» oppure «Porgi l'altra guancia». Quest'ultimo gesto non rivela un atteggiamento masochista, come si sembrava erroneamente quando ero ragazzo, ma è un “lasciar perdere” per “vincere”. Soprattutto sulle proprie passioni e sul proprio ego.